PROLOTERAPIA E NEUROPROLOTERAPIA

Dall’inglese proliferative-therapy, è una tecnica infiltrativa afferente al panorama delle Medicine Rigenerative, destinata al trattamento del dolore muscoloscheletrico cronico.

 

Suffragata da solide evidenze scientifiche, è una terapia infiltrativa affascinante e complessa che in quanto tale può essere eseguita solo da personale medico specializzato.

Ho conseguito il diploma di proloterapeuta presso la Società Europea di riferimento (SIPRO.eu): una certificazione di respiro internazionale con docenti che da ogni parte del globo operano secondo le indicazioni della Hackett Foundation americana.

 

Come funziona?

La proloterapia consiste in iniezioni di destrosio (uno zucchero) e anestetici locali (lidocaina, mepivacaina o analoghi), effettuate seguendo reperi anatomici e accurata guida ecografica. Tale soluzione ipertonica, priva dunque di sostanze cortisoniche, innesca nei tessuti trattati una debole risposta infiammatoria, in grado di risvegliare i meccanismi fisiologici di guarigione e riparazione.

La degenerazione artrosica e i traumatismi in genere (specie in ambito sportivo) possono infatti portare ad instabilità e lesioni delle strutture legamentose e tendinee, che rappresentano i principali target del trattamento. Anche le patologie articolari sono efficacemente trattate con questa tecnica.

 

Tra le principali indicazioni

       Artrosi (cervicalgia, lombalgia, sacroileosi)

       Tendinopatie (cuffia dei rotatori, epicondilite, trocanterite..)

       Lesioni e lassità legamentosa (distorsioni di caviglia, instabilità del bacino)

       Fascite plantare

       Osteocondrosi (es Sindrome di Osgoot-Shlatter)

 

Quante sedute occorrono?

Vengono generalmente effettuate dalle 3 alle 6 sedute ad intervalli di 2-3 settimane.

 

E’ dolorosa?

Grazie all’utilizzo di sottili aghi e di anestetici, unitamente alla sicurezza del controllo ecografico, tale metodica è ben tollerata dal paziente. Nelle ore successive al trattamento è possibile avvertire senso di bruciore, frutto del regolare decorso terapeutico atto a provocare una reazione riparativa nella strutture trattate. In tal caso il paziente potrà assumere farmaci analgesici (es paracetamolo) ma non antinfiammatori.

 

Quali controindicazioni?

La proloterapia è una tecnica sicura che trova ampia applicazione anche in presenza di problematiche cardiovascolari ed endocrinologiche, compreso il diabete mellito non prevedendo l’utilizzo di cortisone.

I rischi sono pertanto comuni a quelli di altre tecniche infiltrative, specie se non eseguita da personale medico ed esperto (ecchimosi e tumefazione locale, emorragie, infezioni).

 

Info

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il portale della società scientifica di riferimento European School of Prolotherapy e della HHP Hackett-Foundation americana, che oltre a provvedere alla formazione di noi medici specialisti organizza missioni umanitarie in paesi emergenti con lo scopo di portare la medicina rigenerativa e la cura del dolore cronico alla portata di tutti.

Neuroproloterapia

Definita anche PIT (Perineural injection therapy) rappresenta una terapia infiltrativa volta alla modulazione del dolore cronico neuropatico.

 

Consiste in piccole iniezioni di destrosio a bassa concentrazione, a pH 7.4, effettuate seguendo il territorio di innervazione di specifici tronchi nervosi o dermatomeri.

La neuroproloterapia non è una tecnica mesoterapica ma una variante specifica della proloterapia.

 

Come funziona?

Oltre ad essere generato dai tessuti periferici (es, un tendine infiammato), il dolore è veicolato e potenzialmente creato anche dalle strutture nervose stesse. L’interpretazione del nervo come “pain generator” è alla base del concetto di dolore nauropatico, caratteristico di svariate patologie specie a carattere cronico.

 

L’inoculazione perinervosa di destrosio agisce su specifici nocicettori peptidergici (tra i quali il TRPV1, Transient Receptor Potential Vanilloid-1), modulandone lo stato di acidosi e glicopenia indotto dall’infiammazione neurogenica. Tali recettori, presenti su tutte le fibre superficiali, sono responsabili degli stati di sensibilizzazione ed iperalgesia tipici delle sindromi dolorose croniche.

 

Quali indicazioni?

. Nevralgie (erpetiche, diabetiche, trigeminali)

. Algodistrofia e Complex Regional Pain Syndromes (CRPS)

. Cefalee ed emicrania

. Idrodissezioni ecoguidate in sindromi da entrapment (es Sindrome del tunnel carpale)

. Cicatrici post chirurgiche dolorose

. Artralgie complicate ed irradiate (ginocchio, spalla, gomito ecc)